venerdì 10 aprile 2009

La paura e il silenzio

E' domenica, ma può anche essere mercoledì, lunedì, venerdì.
Sei tranquillo nella tua casa sul divano a leggere o guardare la tv, oppure stai riposando nel tuo letto.
E improvvisamente la vita cambia radicalmente.
Non è l'inizio di un film dall'happy end, ma l'inizio di un incubo per qualcuno, la fine di altri, un dilagante senso di sconforto, paura e solidarietà.
E' una calamità naturale che sconvolge la vita di migliaia di persone.
Dentro ognuno c'è paura, disperazione,morte fisica e psicologica, tutto ciò che si ha intorno sparisce dalle vite umane ai monumenti che arricchiscono il patrimonio nazionale.
E si comincia a parlare, parlare parlare.
Dov'è il governo, dove sono le istituzioni, cosa si fa, cosa non si fa.
E mentre si continua a parlare c'è chi scava a mani nude, chi piange e chi ancora spera.
Poi qualcosa si attiva in modo intelligente: medicine passate dal servizio sanitario, sospensione dei mutui, delle bollette.
Oggi l'estremo saluto a centinaia di persone che non ci sono più.
Ma ancora servizi giornalistici, e finché fanno informazione va bene, ma quando intervistano queste povere persone... domande stupide, obsolete, d'accordo fanno il loro lavoro, ma credo sia anche uno sciacallaggio psicologico (oltre a quello aberrante materiale): perché chiedere cosa ha sentito? cos'ha provato? ha perso tutto? quando l'unico sentimento non può essere altro che la paura e la tacita comprensione di non avere più nulla (in ogni senso) al mondo! Tu, giornalista, aspetta che questa gente voglia liberare con dignità la propria disperazione e preoccupazione.
Adesso si sta creando una grande attenzione attorno a ciò che è accaduto, ma piano piano andrà scemando, l'attenzione si sposterà sui fatti quotidiani e i riflettori su questa immane tragedia si spegneranno.
Una nota psicologa diceva che è normale, ma non bisogna abbandonare le persone colpite comunque.
La prima cosa che si pensa nella propria testa (nessuno se ne deve fare una colpa, è sopravvivenza, è psicologicamente normale) meno male non è successo qui, ma un secondo dopo le immagini che ti scorrono davanti agli occhi ti fanno capire la tua debolezza di essere umano e sai che di punto in bianco potresti essere tu il tragico protagonista.
L'angoscia sale alla gola, e l'unica cosa che si può fare è silenzio.

Nessun commento:

Posta un commento