domenica 18 ottobre 2009

Le faremo sapere........

Oggi, per la prima volta, lo dico sempre che c'è una prima volta nella vita (e non sono l'unica),mi sono trovata a provinare dei ragazzi per la scuola di musical dove insegnerò dizione.
Nella mia professione fare audizioni è all'ordine del giorno, e ammetto anche quanto sia antipatico esibirsi per un paio di minuti scarsi sapendo perfettamente che chi ti siede davanti...ti sta giudicando, commenta o nella sua testa o con altri presenti, la tua professionalità che per quanto ottima sia non è mai al 100% come durante uno spettacolo.
Personalmente alle audizioni (o provini che dir si voglia), non sono mai stata brava, non son mai riuscita a trasmettere la mia padronanza del mestiere e questo credo mi abbia sicuramente bloccata nella carriera.
Comunque i provini sono antipatici, trovi sempre qualcuno con cui parlare uomo o donna che sia e il più delle volte fanno tutti sfoggio dei propri lavori come se fossero gli unici a lavorare nello spettacolo, tutti hanno aneddoti da raccontare tirando fuori magagne di personaggi più o meno celebri, tutti super indaffarati a trovare una scrittura perché hanno un buco di 2 settimane da riempire...
Tornando al discorso principe, oggi mi son trovata dall'altra parte della barricata.
Giudicavo. A parte il caso di una ragazza molto piena di sé, la cui recitazione era squisitamente "parrocchiale", con un monologo montato probabilmente 2 ore prima di presentarsi all'audizione, non me la sono sentita di giudicare nessuno dei ragazzi che si sono presentati.
Sono stata quasi assalita da un senso di tenerezza.
La mia conclusione è che c'è in giro tanta gente brava, o quanto meno con delle potenzialità, gente tranquilla che con grande umiltà si è messa davanti a degli sconosciuti e sperando di entrare nella scuola, hanno cercato di dare il meglio.
Io non mi sono mai montata la testa per i miei risultati raggiunti, primo perché non sono così elevati, secondo perché la strada è ancora lunga e questa esperienza mi ha dato uno slancio in più per continuare a svolgere il mio lavoro ancora meglio.
In parole povere, un'esperienza che dovrebbero fare in molti colleghi, colleghi che non hanno raggiunto una fama interplanetaria e che dovrebbero capire che non si arriva mai, anche se calchi le famose tavole del palcoscenico, anche se guadagni fior di quattrini.
La vera grandezza sta nel mettersi sempre in gioco, nell'affrontare un nuovo lavoro con lo stesso spirito di chi lavora per la prima volta e fare tesoro dei minuti trascorsi davanti ad un pubblico, anche se la tua unica battuta è: Il pranzo è servito, signori.

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